28 ottobre 2008

Il coltan è una specie di sabbia nera leggermente radioattiva, dietro la quale si nasconde in realtà una risorsa strategica fondamentale.

Il suo vero nome è columbotantalite, mentre, il termine coltan è frutto di una contrazione in lingua congolese. Formato da due minerali, la columbite e la tantalite, esso viene impiegato per l’estrazione del tantalio, un elemento divenuto ormai indispensabile all’industria elettronica.

Inizialmente impiegato nella produzione di satelliti e di missili nucleari, il tantalio oggi è ampiamente utilizzato in ambito civile, essendo presente nei portatili, nelle console e nei telefoni cellulari. In particolare, questi ultimi devono il loro sviluppo tecnologico ed il loro ridimensionamento proprio all’impiego del tantalio.
I condensatori passivi di tantalio, infatti, sono un elemento fondamentale dei cellulari; essi fungono da accumulatori quando il cellulare viene investito da una fonte di energia, fornendo poi allo stesso cellulare parte dell’energia di cui necessita, in quanto la sola energia fornita dalla batteria non sarebbe sufficiente. (fonti: Facoltà di Ingegneria – Facoltà di Trento e RaiNews24)

Ovviamente, a seguito della sempre maggiore diffusione dei cellulari, la richiesta del coltan è notevolmente aumentata, facendo levitare negli ultimi anni il prezzo di questo materiale fino a superare il valore dell’oro.

Fin qua nulla di sconvolgente.

Ciò che è sconvolgente, invece, è che nella Repubblica Democratica del Congo, dove è presente il 60% delle riserve mondiali di coltan, si protrae da ormai dieci anni una sanguinosa guerra tra Ruanda, Congo e ribelli vari, finanziata dai proventi derivanti dal coltan, e, volta al possesso di questa e delle moltissime altre risorse (diamanti, oro, cuoio e cobalto) di cui dispone il territorio congolese.

Oltretutto, il commercio del coltan, a differenza del commercio dei diamanti, è completamente clandestino. Se il commercio dei diamanti, infatti, è regolamentato (per quanto possibile, non a caso si parla di “diamanti di sangue”) dal protocollo di Kimberley, cioè da una serie di regole precise attraverso le quali viene tracciata la provenienza delle pietre e si vieta l’utilizzo di bambini al disotto dei 16 anni nella loro estrazione, il commercio e l’estrazione del coltan invece non seguono alcuna regola.

In Congo, intere famiglie vivono e lavorano in condizioni disumane presso i giacimenti di coltan, i bambini vengono sfruttati quotidianamente in quanto si infilano con maggior facilità nelle buche da cui il minerale viene estratto, mentre, in migliaia perdono la vita o devono scappare dalla propria terra a causa della guerra civile. (fonti: Corriere della Sera, Il Sole 24ORE e secondoprotocollo.org)


E' di questa sera la notizia secondo cui i caschi blu dell’Onu sarebbero stati respinti dai guerriglieri ruandesi. La missioni dell’Onu è finita sotto accusa, in quanto, con i suoi 17000 uomini, si è rivelata “inadeguata e sotto organico” (fonte: Tg2 ore 20,30 del 28 ottobre 2008).
Secondo le stime dello stesso Onu, i profughi in questi ultimi due mesi sarebbero 250.000 (fonte: Il Giornale).

Visti i grandi interessi che ruotano attorno al coltan, è mia opinione, purtroppo, che questa guerra per le risorse non potrà concludersi mai.

2 commenti:

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Anonimo ha detto...

Quindi, non più diamanti di sangue, ma cellulari di sangue.
E' tremendo, sembra che siamo tutti finiti in un gorgo folle che continua a girare portandoci con sé.

èrri ha detto...

Ciao convolvolo. Ottima intuizione, infatti, ho cambiato il titolo. Era venuto in mente anche a me ieri notte... ma ero troppo stanco!
Condivido pienamente, non è possibile rinunciare a portatili e cellulari, quindi, indirettamente continueremo a finanziare questa guerra. Vi sono giacimenti anche in Australia e in Sud America ma temo che, per ovvie ragioni, si continuerà a sfruttare anche il coltan di queste aree.
Almeno adesso sappiamo cosa ci può essere dietro il nostro cellulare.
Grazie per la visita e per l'ottimo commento!