30 maggio 2008

Dopo le sculture false, realizzate da tre studenti universatari e da Angelo Froglia, uscirono alla ribalta delle cronache tre nuove teste.

Nel 1991 a Livorno, un cliente di passaggio, lo stilista livornese Saracino, entra nella carrozzeria di Piero Carboni, dove nota tre sculture.
Dopo aver ascoltato come Carboni aveva trovato quelle teste, Saracino non ha più dubbi e ritiene di trovarsi di fronte a tre autentiche opere di Modigliani, il cui valore potrebbe essere inestimabile.
A questo punto, Saracino e Carboni stipulano un accordo: a Saracino spettano il mandato esclusivo sulla gestione dell’affare ed il 50% del ricavato dalla vendita delle sculture.

Secondo il racconto di Carboni, nel 1909 un giovane pittore in partenza (Modigliani in partenza per Parigi) affidò cinque sculture (troppo ingombranti e pesanti per il lungo viaggio) allo zio di Carboni, Roberto Simoncini detto “Solicchio”, il proprietario di un piccolo banco di ortaggi che abitava in via Gherardi Del Testa, la stessa dove in quel periodo Modigliani aveva affittato due stanze per scolpire.
“Solicchio” sistemò le sculture nel sottoscala del suo cortile e per anni, queste nobilissime opere d’arte, sarebbero state utilizzate dai soli ragazzini, tra cui lo stesso Piero Carboni, come porte per giocare a calcio.

Secondo alcuni, la conforma che ”Solicchio” e Modigliani si conoscessero arriverebbe da un dipinto dello stesso Modì, “Il mendicante di Livorno” del 1909, in cui la somiglianza tra il soggetto del dipinto e lo stesso “Solicchio” è notevole.

Nel 1943, dopo il bombardamento di Livorno da parte degli Alleati, Piero Carboni avrebbe recuperato tre di queste teste dalle macerie, una delle quali sarebbe rimasta danneggiata, ed un baule contenente un libro di Virgilio appartenente a Modigliani.
Finita la guerra, Carboni sistemò le tre sculture sopra un armadio della sua carrozzeria, dove rimasero fino al 1991.
Molti testimoni affermano di aver visto quelle sculture nella carrozzeria sin dagli anni ’50.

Il direttore de “Il Giorno”, Giovanni Morandi, in una intervista rilasciata a “la Storia siamo noi”, dichiarerà: “Chi le ha viste, anche autorevoli critici, sostengono che queste sono veramente vere”.
Mentre, l’esperto e collezionista, Carlo Pepi, che, a differenza di molti critici, nel 1984 dichiarò false le sculture della “beffa”, in maniera colorita ma quanto mai esaustiva, dichiarerà nello stesso appuntamento de “la Storia siamo noi”: “Appena le ho viste, non ho avuto dubbi, sono assolutamente autentiche […] Ma un artista […] mica dà retta a quattro coglioni che gli dicono di buttarle nelle fosse! […] sa di essere un artista!”.

Le prove a favore dell’autenticità delle sculture sarebbero molteplici:

1) La presenza nelle tre sculture di simboli tratti dalla tradizione ebraica e cabalistica, presenti anche in alcuni disegni di Modigliani

2) Nel settembre del 1993, a Palazzo Grassi a Venezia, si è aperta una mostra di disegni di Modigliani rimasti inediti, tra questi disegni ve ne sono due che sembrano identici alle teste di Carboni

3) Un libro di Virgilio, presente nel baule recuperato da Carboni, che contiene ai margini traduzioni parziali e annotazioni di Modigliani, la cui originalità è stata dimostrata da una perizia calligrafica

4) Le circostanze storiche del ritrovamento

5) La testimonianza di chi ha visto le statue nella carrozzeria di Piero Carboni fin dagli anni ‘50

6) La somiglianza tra “Solicchio” ed il “mendicante di Livorno”

Lo stilista Saracino, negli anni successivi al 1991, cercherà in ogni modo di accreditare queste sculture, ma, nessun critico d’arte le autenticherà, avendo ancora in mente la famosa “beffa" di Livorno (1984), dalla quale, pochi anni prima, molti dei loro colleghi ne erano usciti scottati e derisi. (articolo precedente - Il Mistero delle Teste di Amedeo Modigliani (1° parte): La beffa delle sculture ritrovate nel Fosso Mediceo)
Per dimostrare l’autenticità delle teste di Modigliani, Saracino e Carboni si troveranno, quindi, costretti a chiederne l’esportazione e a denunciare per truffa Vera Durbè, la quale continuava a sostenere l’originalità delle tre teste della “beffa di Livorno”.
Infatti, per la legislazione italiana possono lasciare il Paese solamente le opere che non hanno valore artistico.

La perizia verrà eseguita da una funzionaria del Museo d’arte moderna di Roma, la quale giudicherà le tre sculture dei falsi. Per tanto, verrà aperta un’inchiesta per falsificazione nei confronti di Piero Carboni e Saracino, mentre, le teste verranno poste sotto sequestro.
Durante le procedure, una delle teste andrà perduta per sempre.

La perizia verrà in seguito screditata dalla teoria secondo cui sarebbe stata eseguita confrontando le tre sculture con opere la cui autenticità, per molti critici d’arte, è fortemente dubbia.

Il processo si concluderà con il proscioglimento degli indagati.
Il giudice riterrà, difatti, gli imputati in buona fede, in quanto si erano rivolti alle autorità competenti (cosa che non farebbe un falsario), e dichiarerà l’impossibilità di verificare l’autenticità o meno di tali sculture attraverso quel processo. (
Wikipedia)

Attualmente le due teste, contese dagli eredi di Piero Carboni e Saracino, sono custodite sotto sequestro dalla Sovraintendenza di Pisa.

Queste opere, il cui valore potrebbe essere inestimabile, saranno destinate probabilmente al mercato estero. D'altronde sembra che qui in Italia nessuno le abbia volute fin dall’inizio!


Potete trovare altro materiale sull’argomento al seguente indirizzo:
http://testedimodigliani.xoom.it/le_nuove_teste_di_modigliani.html

Mentre, inserisco di seguito i link del video, diviso in due parti, della puntata de “la Storia siamo noi” dedicata alle teste di Modigliani:
http://it.youtube.com/watch?v=q3n4SWKpDVw

http://it.youtube.com/watch?v=2cPEvF8-fq4&feature=related

3 commenti:

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crystal ha detto...

Secondo me, i critici che per timore, dopo la precedente figuraccia, non si sono esposti, hanno sbagliato 2 volte.

Anonimo ha detto...

il sito sulle sculture di Amedeo Modigliani ha cambiato indirizzo, quello nuovo è:
http://testedimodigliani.xoom.it

Anonimo ha detto...

personalmente ho visto le sculture nella carrozzeria di Carboni nel 1982 quando portai a riparare l'auto. Carboni era molto orgoglioso di fare vedere le "teste" a tutti coloro che andavano là....